La mia Istanbul - Francesca Pacini
La mia Istanbul - Francesca Pacini

Istanbul e gli scrittori: Virginia Woolf a Costantinopoli

Costantinopoli Pacini

 

Quando ci sveglieremo alle 5.30 ci troveremo immediatamente esposti a tutto lo splendore di Costantinopoli. Ma io penso alla Grecia.

E così ci siamo ritrovati, esposti, addirittura prima di arpire gli occhi. Alle cinque e mezzo ho visto la terra scorrere dietro di noi, di un nero marcato, con le pallide luci dell'alba sul mare. Alle sei ero sul ponte e all'improvviso ci siamo trovati di fronte tutta Costantinopoli; ecco Santa Sofia, come un triplice globo di bolle congelate, che prendeva il pargo per venirci incontro. E' come plasmata in un materiale pregiato, sottile come vetro, soffiato in curve piene, se non fosse che è anche massiccia come una piramide.

Forse è questa la sua belleza.

MA dopotutto, bella ed evanescente e perenne com'è, tanto per cogliere aggettivi come more - non è altro che il frutto di un grande giardino fiorito.

Il sole sorgeva rapidamente, di fronte alla città, e l'intera distesa irregolare di case grigie ammucchiate in alto era punteggiata in modo fiabesco e sontuoso da finestre dorate. E così il colore era quello delle case grigie e dei riquadri d'oro pallido e degli scuri ciuffi di verde, poiché tutti gli edifici erano separati da una soffice cortina di alberi.

Siamo passati rapidamente davanti a questa vista meravigliosa, che a ogni istante sembrava rinnovarsi di fronte ai nostri occhi, e così siamo giunti all'affollato specchio d'acqua del fiume, dove il Corno d'Oro si stacca dal Bosforo.

Ma qui il mio punti di vista è stato innegabilmente oscurato, né ricordo altro, come dicono i romanzieri, e loro sì conoscono gli espedienti migliori - fino a . beh, sarebbe giusto dire fino alle sei del pomeriggio circa, quando mi sono seduta davanti alla finestra aperta e ho visto il sole tramontare dietro alla città che aveva rispecchiato l'alba.

Da questa posizione si vede la città dall'alto, o almeno tutta quella che può essere racchiusain una finestra quadrata,  ed è sufficiente a dare l'idea che Costantinopoli sia innanzitutto una città molto grande. Ricordando Atene, ci sentivamo in una metropoli; un luogo in cui si viveva bene.

E questo pareva strano e, se mi è permesso dirlo, un po' seccante. Infatti ti rendevi anche conto che la vita non era vissuta secondo il modello europeo, che non era nemmeno una copia svilita di Parigi Berlino o Londra; e questa pensavi fosse l'ambizione delle città che non potevano essere Parigi né alcuna delle capitali dell'interno. Via via che le luci apparivano a grappoli su tutta la terraferma, e l'acqua si affollava di luci, ti rendevi conto di essere lo spettatore di un dramma appassionato, che andava in scena senza darsi alcun pensiero o senza aver bisogno di certi lontani paesi dell'Occidente.

E in tutta quell'opulenza c'era qualcosa di minaccioso, e qualcoasa di indecente - per una donna inglese alla finestra della propria camera.

In ogni caso, era uno spettacolo stimolante da osservare; e se posso impeigare l'eufemismo di uno scrittore di second'ordine, era per giunta molto bello.

Il Corno d'Oro scava un ampio spicchio azzurro tra due alte sponde di case; così che, come dice qualcuno, ti capita di trovare una nave da battaglia ancorata nella strada davanti a casa.

Poi, il tramonto in lunghe strisce di fuoco e scarlatto, bordate dalla sagoma di camini e moschee sul lembo più basso; le acque azzurre erano illuminate e cosaprse di luci dorate. Le lampade bruciavano nell'aria e nelle profondità della terra; e poi la luna, una mezzaluna, è salita lentamente in cielo, e una goccia pura di luce, la stella della sera, ha indorato le miriadi di lampade.

Poche esperienze sono più esaltanti del primo tuffo in una città nuova - anche quando il tuffo è ostacolato - come lo è stato il nostro stamattina, da un dragomanno turco.

Tuttavia, quando il vetturino ha fatto schioccare la frusta, e i cavalli hanno cominciato a scendere per la collina, abbiamo dimenticato qualunque impedimento.

Nella storia di Costanitinopoli sono state scritte infinite pagine, ma questa, l'ultima, era stata scritta apposta per noi.

(fine parte 1)