Una delle tante cose che amo di Istanbul sono i gabbiani che cavalcano il vento.
Quel vento di cui ho sempre scritto, quel vento unico, irripetibile. Quel vento di frontiera, sospeso fra i mari.
Istanbul è la città degli incroci. In questi dodici anni ho fotografato i gabbiani che inseguono i traghetti sul Bosforo, e non mi sono stancata mai. Oggi però sembravano davvero disegni di luce che danzavano in cielo. Gli abitanti portano gli avanzi di pesce che moltiplicano i gabbiani e la loro festa. Con Gorkem parlavano del gabbiano della nostra adolescenza, il gabbiano Jonathan Livingstone. E mi sono ricordata di quel sogno di libertà.
Non dobbiamo smettere mai di abitare i cieli dei nostri sogni. Anche se abbiamo piombo nel cuore, come in questi tempi pieni di ombra. Ci volevano queste ali che tagliano il vento per ricordarmelo. Ma a Istanbul e’ sempre più facile.
Qui il respiro è largo, cosmopolita, e sa di mare e di vento.