Questi sono i ragazzi morti. Le foto appese su un barile. Scritte che non capisco. Quella sera, a Gezi Park, mi ha colpito soprattutto lo sguardo di Mehmet. E' serio, quasi ostile alla macchina fotografica. Come se avesse avuto un presagio, prima dello scatto. Come se la morte avesso soffiato, per un istante, sulla sua vita. Come se la rigidità dello sguardo annunciasse un'ombra. Ci incrociamo con gli sguardi. Ma lui non mi vede, non vede più nulla di questo mondo. Io ancora sì, ancora sono qui, in mezzo ai ribelli, e vedo la loro voglia di vivere. E tu non vedrai più nulla, non vedrai le cose belle ma non vedrai neppure gli orrori, Mehmet. E un giorno, chissà, altrove, forse ti riconoscerò.