La mia Istanbul - Francesca Pacini
La mia Istanbul - Francesca Pacini

Istanbul e la malinconia invernale

neveQuando si pensa a Istanbul, si immagina, di solito, il tramonto che incendia il Bosforo, sullo sfondo delle moschee. Non tutti sanno che, in realtà, d'inverno Istanbul è molto fredda, con il suo vento che soffia forte (e spazza via anche i pensieri) e la pioggia che cade abbondante. L'immaginario esotico di molti stranieri incontra dunque la realtà di una città in cui l'inverno si fa sentire, avvolgendo nel freddo i suoi abitanti. Tra dicembre e febbraio, inoltre, la neve copre volentieri il cielo che diventa di gesso.

Mi è capitato di girare più volte in una Istanbul stranamente silenziosa, leggera come i suoi fiocchi di neve, immersa nel bianco irreale che le dona i contorni sfumati di un sogno. Quella neve è diventa anche una bufera che punge gli occhi, pizzica le guance, ostacola il passaggio delle automobili imprimendo al traffico un'andatura lenta, leggera come piccoli passi d'uccello. La metropoli rallenta, il suo respiro si allunga sui palazzi, sulle moschee, sulla popolazione che si ripara sotto inutili e fragili ombrelli.

Com'è bella, Istanbul, in questi momenti. Rivela tutta la sua malinconia. Una malinconia dolcissima. Una tristezza lieve lieve, eppue persistente, come il profumo, nella memoria, di chi abbiamo amato.

Non invade, ma è sempre lì, pronta a farsi ascoltare dentro un sussurro.

Quando a Istanbul nevica la cosa migliore è girare, senza meta.

Le moschee sono così strane, immerse in quel bianco assoluto. Si avvicinano al cielo.

Il muezzin lancia il suo richiamo - che di solito associamo di solito al sole forte, ai colori speziati - che rimbalza di moschea in moschea e finisce nei flutti del Bosforo, il mare selvaggio che scorta i fianchi della città.

In questo bianco lo sguardo si perde, si infila nei vicoli, cammina e raggiunge il mare.

Sul Corno D'Oro, nei giorni di neve, perfino i pesci sembrano immobili.

Dolce, malinconica Istanbul.

Gli occhi si socchiudono gustando, all'interno di qualche locale, una tazza fumante di salep che profuma di buona cannella.

Fuori, è già sera.