Chiunque abbia visitato Istanbul ha potuto ammirare la relazione dei turchi con i suoi randagi: cani e gatti che popolano le strade urbane, perfettamente integrati nel tessuto sociale.
Ma per i cani da luglio 2024 tutto è cambiato. La nuova legge voluta dall' AKP, il partito di Erdogan, prevede il rastrellamento di tutti i cani,e il loro confinamento in strutture insuffienti e indadeguate. Murat Arslan, il presidente dell'Associazione dei veterinari turchi, si è subito dichiarato molto preoccupato, come riporta anche il New York Times. I rifugi attuali possono contenere al massino centomila animali, e in Turchia i randagi sono circa quattro milioni.
Molti comuni non hanno neanche i rifugi, né veterinari a dispizione.
Non a caso è stata definita "legge massacro". Purtroppo la Corte Costituzionale, che aveva accettato il ricorso dell'opposizione (CHP), non ha cancellato la legge, ed è stata pubblicata ufficialmente sulla Gazzetta una decina di giorni fa.
Tra l'altro i cani "aggressivi" e quelli "malati" possono essere abbattuti. Già, ma chi lo decide? E quanti cani, stipati in gabbie come sardine, non mostrano segni di aggressività e non si ammalano?
Del resto i massacri nei rifugi sono già iniziati. Basta citare i casi di Gebze e Umraniye, ma poi ci sono anche rifugi vicino ad Ankara, e a Konya, in cui i cani sono stati trovati in condizioni pietose.
Ma che cosa è successo da quel lontano 2004 in cui una legge attenta al benessere animale, voluta dallo stesso AKP, prevedeva la cattura, la vaccinazione, la sterilizzazione e la reimmissione nel territorio dei randagi?
Purtroppo la legge non è stata applicata fino in fondo, soprattutto nelle zone rurali (ma anche in alcune città), determinando un problema di sovrappopolazione. Ma proprio per questo come ci si può aspettare adesso che vengano addirittura costruiti nuovi rifugi? Molto più facile uccidere.
La maggior parte del popolo turco è contraria a questo drastico cambio di direzione eppure le proteste non sono riuscite a incidere sul destino segnato dei cani.
Ci sono stati casi di aggressioni e incidenti stradali, tuttavia, se comparati al numero di randagi che popolano la Turchia, si tratta di episodi isolati in cui la dinamica non appare del tutto certa. Purtroppo una bambina è finita sotto un camion perchè inseguita da un cane, da quel momento in poi ci sono state numerose pressioni sul governo, specialmente da parte dei villaggi più conservatori in cui questi animali non sono molto amati.
Malgrado avvocati, veterinari e attivisti abbiano espresso il loro dissenso, la legge è in vigore.
E i cani hanno cominciato ad essere sequestrati.
La Turchia è un paese laico, ma la fede nell'Islam rende comunque più difficile le adozioni dei cani, soprattutto nella fascia di popolazione più tradizionalista, conservatrice. Alcuni hadit, detti del Profeta, indicano la saliva del cane come "impura", sconsigliando di tenere l'animale in casa (va dunque bene solo come guardiano di case e di greggi).
Sono molti i turchi che vivono con i loro amicizi a quattro zampe, ma si tratta di persone solitamente istruite, benestanti, che rifiutano la versione integralista nei riguardi del cane, quella che, per intenderci, troviamo in paesi come l'Iran, il Pakistan, l'Afghanistan.
A rendere ancora più difficili le adozioni è anche il necessario permesso da parte del condominio.
la cattura è iniziata. Basta un evento pubblico, o qualunque lamentela di un cittadino o un turista, per prendere i cani e non rilasciarli mai più.
Anche i cani di Istanbul non potranno più vivere come liberi cittadini perchè quelli a due zampe hanno deciso che per loro non c'è più posto in città.
Come sempre, invece di optare per l'educazione alla convivenza fra uomini e animali (tramite scelte didattiche, informative e nuove campagne di sterlizzazione) si è scelta la via della persecuzione.
La Turchia con le sue città era un raro esempio di armonia tra uomo e cane: residenti e negozianti hanno sempre nutrito i cani di quartiere, e in caso di necessità di soccorso per cani feriti o malati si poteva chiamare la Municipalità.
Un legame fra abitanti e animali che ha incantato, da sempre, i viaggiatori come me.
I randagi di Istanbul sono cani abituati all'uomo, estremamente socievoli, docili, affettuosi. Onestamente, devo dire che anche girando nelle campagne ho incontrato cani non aggressivi, sempre pronti a scodinzolare. Il problema è che bisogna sapere come rapportarsi a questi animali, usando empatia e rispetto.
Si aprequindi una pagina scura per questi cani di cui non si parla mai abbastanza.
Alcuni di loro sono stati messi in salvo, ma è un'impresa disperata.
Dog Hotel e pensioni (tra l'altro molto costose) cominciano a riempirsi di cani salvati prima o dopo la cattura, tuttavia, come detto, anche le adozioni, una volta catturati, non sono facilissime a causa dei vincoli legati ai permessi dei condomini.
Ma quei cani non vanno, non possono essere lasciati soli.
La mia Istanbul non è più mia da quando la nuova legge è stata varata.
Non sono "contro" nessun governo, nessun partito, ma sono a favore della vita, del rispetto degli animali, specie quelli più indifesi come randagi. Quel rispetto che l'AKP nel 2004 ha sancito in quella legge che era modello, per me, anche per i nostri paesi eurpei. Un modello di civiltà e di rispetto.
Si deve trovare una convivenza pacifica senza ricorrere al confinamento ( non esiste neanche l'abitudine al canile, in Turchia, cosa che ho sempre apprezzato proprio perchè si era trovata una diversa via di salvaguardia) e soprattutto all'uccisione.
Questa legge porta con sè, infatti, una terribile, preoccupante licenza di uccidere.
Ma anche i cani che non saranno sterminati, come sopravviveranno in luoghi angusti e insufficienti?
Non passa giorno che non pensi a loro.
Francesca Pacini