Questa non è la mia Istanbul

Ma l’Islam che rappresenti è quello meno illuminato. Perché nel Corano si ricorre spesso agli animali, e in senso positivo.
Esiste anche una leggenda sufi in cui un cane, che viene bastonato da un uomo per avergli sporcato il vestito, è difeso da un saggio maestro che ne riconosce il valore? “Il cane stesso occupava un certo rango nella Via. Ẻ sbagliato credere che un uomo debba necessariamente essere migliore di un cane” ( "Il giardino cintato della verità", Hakim Sanai).
 
Del resto, i sufi sono mistici, come Francesco d’Assisi. Sono “oltre” etichette, connfini, pregiudizi e superstizioni.
Ma uno dei motivi di questa spinta verso il sequestro e l’esecuzione dei cani randagi è proprio l’intento della radicalizzazione, almeno ad Ankara e Istanbul. Da una parte i “fricchettoni” occidentali, quelli con i capricci, le bizze, che scendono in strada a salvare i cani perché non hanno di meglio da fare, e dall’altra gli uomini “forti” dell’Islam, i duri e puri. Ma sarà mica che c’entra qualcosa anche l’aver perso, per esempio, una città come Istanbul?
In Europa non siamo per niente felici di questa barbarie in atto. In Europa e nel mondo. Ci sono migliaia di animalisti che stanno tempestando le redazioni e che sanno denunciando questo inutile bagno di sangue.
E non solo animalisti, anche cittadini “comuni”. Non si  puo' far pagare ai cani le fragilità e i difetti di una legge precedente malamente impiegata (le sterilizzazioni e le vaccinazioni non sono state applicate fino in fondo)”.
Penso con sgomento, orrore e dolore al destino di quei cani meravigliosi che tutti, turchi e visitatori, hanno imparato ad amare.
Non meritano questa mattanza. Sì, ci sono state alcune aggressioni, ma bisogna capire dove, come, quando e soprattutto perché. Almeno a me hanno insegnato così. E, a fronte dell’enorme numero di randagi in Turchia, il numero di episodi è davvero esiguo.
Non si risolve un problema di alcuni con lo sterminio di tutti. Si tratta di un metodo barbaro che getta la Turchia nell’oscurità rispetto al benessere degli animali, una questione che, insieme all’ecologia, diventa sempre più rilevante.
Fosti proprio tu, nel 2004, a emanare quella legge che ho molto apprezzato: prendere i cani, vaccinarli, sterilizzarli, rimetterli nel territorio.
Non è stato fatto abbastanza, con evidenza di tutti.
 
La rabbia – peraltro non mi sembra sia il vero problema, qui – può essere contrastata proprio grazie a piani come questo. E non è “emergenza rabbia”, lo sappiamo tutti. L’unica emergenza rabbia, qui, è la mia. E quella dei cittadini, uomini e donne, turchi, europei, americani, australiani che non accettano, e non accetteranno mai, questo scempio.
Noi non molleremo. Ci batteremo. Inutili gli appelli al cuore, o alla coscienza, perchè è un fatto "politico". Protesteremo, scriveremo, denunceremo, proteggeremo.
Non potrò più venire a Istanbul, non potrò più. Mi viene strappata via la città che amo di più al mondo. Non potrò più percorrere le sue strade senza essere a pezzi vedendo gli animali superstiti in attesa di prigione e macellazione. E non vorrò.
Sto pensando ai cani di Gulhane, ai loro occhi, alla loro attesa di cibo e ai loro giochi. Uno in particolare, una femmina con occhi dolcissimi che sembrano cascati dal cielo. E poi il cagnone tutto nero che staziona vicino al venditore di mais proprio accanto a Santa Sofia. E poi quelli dei parchi, dei prati, delle banchine che si affacciano sulle rive del Bosforo. Cani che finiranno in posti orribili, strutture inadeguate e insufficienti per le quali non hai previsto fondi, ovviamente. Cani che saranno uccisi fra mille scuse e giustificazioni.
 
Non è giusto. Non mi arrenderò mai. Insieme ai cani viene uccisa anche “la mia Istanbul” che non riconoscerò più.
Mai più.