Pudore, rispetto, dignità
Pudore, rispetto, dignità. Dobbiamo batterci per recuperare queste parole che, da noi, sono state svuotate di significato. Stanno bene insieme, si legano perfettamente. Ragioniamoci. In una società di cose esibite in piazza, mercificate, in cui perfno i sentimenti diventano consumo invadente, il pudore retrocede, scompare, si rintana in un cantuccio dell'anima. E le tante battaglie, anche femminili, per la diginità, una volta raggiunte sono rotolate via nello sfacelo di un modernissimo tempo in cui volano insulti, prepotenze, modi di fare da camionista, disprezzo per l'altro e competizione. Pudore, rispetto, dignità. Lo pretendiamo, ma siamo in primi a lamentare questa assenza. Coprirsi, non tanto con un velo, come una donna islamica, ma come ritrovato senso del non eccesso, della voglia di tenere l'ego al guinzaglio che freme e abbaia percné tutti sappiano tutto di noi, resituisce uno spazio privato, una "stanza tutta per sè" che abbiamo invece trasformato in un dormitorio comune, oggi.