Il segno dei tempi
FINESTRE
Dalla finestra del mio boutique hotel si vede Santa Sofia. Sono venuta per anni, qui. E ogni volta respiro l’aria della sera, con il vento che danza sui minareti e i gabbiani che rincorrono le nuvole fra il cielo e il mare.
L’energia di Santa Sofia è molto potente. E starle accanto innalza la mia vibrazione. Lo sento, la sento. E’ una fortuna affacciarsi su questa costruzione che ha scavalcato il tempo, indifferente ad appropriazioni e definizioni. Non mi stanca mai. Mai.
Di gabbiani e di mari
Una delle tante cose che amo di Istanbul sono i gabbiani che cavalcano il vento.
Quel vento di cui ho sempre scritto, quel vento unico, irripetibile. Quel vento di frontiera, sospeso fra i mari.
Istanbul è la città degli incroci. In questi dodici anni ho fotografato i gabbiani che inseguono i traghetti sul Bosforo, e non mi sono stancata mai. Oggi però sembravano davvero disegni di luce che danzavano in cielo. Gli abitanti portano gli avanzi di pesce che moltiplicano i gabbiani e la loro festa. Con Gorkem parlavano del gabbiano della nostra adolescenza, il gabbiano Jonathan Livingstone. E mi sono ricordata di quel sogno di libertà.
Non dobbiamo smettere mai di abitare i cieli dei nostri sogni. Anche se abbiamo piombo nel cuore, come in questi tempi pieni di ombra. Ci volevano queste ali che tagliano il vento per ricordarmelo. Ma a Istanbul e’ sempre più facile.
Qui il respiro è largo, cosmopolita, e sa di mare e di vento.
Questa non è la mia Istanbul
Mi sono innamorata di Istanbul dodici anni fa. Da quel momento non l’ho lasciata andare mai più. Ho due “polmoni” che mi danno ossigeno, uno è il deserto del Sahara, l’altro è Istanbul. Uno è la terra della mia anima, l'altra è la città del mio cuore. Ma in questa città rischio di non venire più. Ẻ passata una legge folle che prevede la cattura dei 4 milioni di randagi che popolano la Turchia, e la soppressione di quelli ritenuti aggressivi o malati. Ritenuti pericolosi da chi? Da municipi compiacenti? Da veterinari stanchi? Da cittadini infastiditi? Troppa arbitrarietà, troppa vaghezza.
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